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Tra gli utensili che arredano le nostre tavole più o meno imbandite, oltre posate bicchieri piatti e tovaglioli, eccone apparire – già da qualche tempo – un altro. Non sta apparecchiato sul desco come quelli canonici. Né viene fornito in anticipo dal padrone di casa o dal ristoratore di turno. È semmai di stretta competenza del commensale, che lo custodisce gelosamente in borsa o in tasca, salvo tirarlo fuori e adoperarlo al momento opportuno. Quando cioè, coup de théâtre, arriva finalmente dalla cucina di che mangiare. O forse, e meglio, di che ammirare. Si tratta, s’è capito, dell’obiettivo fotografico – sia esso il 25 millimetri delle fotocamere sfacciatamente professionali o il buchino voyeur dello smartphone d’ultima generazione –, protagonista indiscusso di quella curiosa tendenza mediatica che, in tempi di strenua spettacolarizzazione gastronomica come l’at...